Forse il capolavoro dei Soft Machine:
1) Facelift
(Hugh Hopper)
(Mike Ratledge)
3) Moon in June
(Robert Wyatt)
(Mike Ratledge)
Dopo i primi due album dove le contaminazioni jazz convivevano con il dadaismo dissacrante di Daevid Allen (dei primi pezzi), proseguito da Kevin Ayers e raffinato da Robert Wyatt, questo album rappresenta la svolta e la conversione del gruppo al free jazz. L'arrivo di Elton Dean si fa sentire e lentamente soppianta la parte vocale sostituendola con la voce del suo sassofono. L'unico pezzo che non prevede la sua presenza è Moon in June dove Robert Wyatt dà tutto se stesso e crea il suo capolavoro personale.
Mike Ratledge prende lo spazio che si merita e continua la sua ricerca psichedelica che già era partita nei primi due album. Dimostra in questo disco di essere la colonna del gruppo e uno dei tastieristi più importanti del progressive.
Hugh Hopper, che sin dal periodo dei Wilde Flowers è sempre stato uno dei più prolifici nella composizione dei pezzi, qui dà tutto se stesso in Facelift che diventerà un classico dei Soft Machine per la sua trama musicale in questo piccolo gioiello della musica fusion. La presenza di molti fiati oltre Dean, si nota Jimmy Hastings con il pezzo iniziale di clarinetto basso.
Formazione:
Robert Wyatt = batteria, vocal
Hugh Hopper = basso
Mike Ratledge = tastiere
Elton Dean = sax alto, saxello
Ospiti:
Jimmy Hastings = flauto, clarinetto
Nick Evans = trombone
Rab Spall = violino
Lyn Dobson = flauto, sax soprano
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